La seconda giornata del caregiver day è stata ospitata dalla Casa Residenza Il Carpine e si è aperta con un duplice evento che ha cercato di rispondere ad una delle questioni chiave per chi si prende cura di persone non autosufficienti: come supportare le persone con diverso livello di disabilità a mantenere attive le capacità residue?
Nel primo incontro pomeridiano dal titolo “Abbigliamento e tecnologie per la non autosufficienza”, subito dopo il saluto del direttore della struttura residenziale, i partecipanti – rappresentanti sindacali, di associazioni di categoria, membri del terzo settore, operatori di strutture residenziali per anziani, caregiver e persone con disabilità – sono stati catapultati in un atelier di moda “speciale”. VESTA è il nome del progetto portato avanti da 4 artigiani del settore della maglieria di Carpi, che hanno raccolto gli input lanciati dal caregiver day dello scorso anno ed hanno lavorato insieme ad esperti dell’innovazione sociale, mettendo a disposizione la loro professionalità e conoscenza per rispondere ad alcuni dei principali problemi incontrati da persone con disabilità nella vestizione, una delle prime autonomie che si perdono.
Dopo una breve pausa l’iniziativa è ripresa portando avanti il tema della stimolazione cognitiva e della partecipazione sociale con l’uso di tecnologie multimediali ed ausili.
Cristina Manfredini di ASPHI ed il dottor Lanzoni dell’Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali – AITO hanno presentato esperienze e tecniche innovative che possono supportare persone con disabilità cognitive a valorizzare al meglio le proprie abilità residue. Il progetto “ascolto libri” di ASPHI ha mostrato, ad esempio, come alcuni ausili, quali i facilitatori uditivi o visivi, possano aiutare persone anziane a riniziare le attività di vita quotidiana (la lettura, ad esempio), che a causa della loro patologia era stata messa da parte. Durante questa sessione è stata evidenziata a più riprese l’importanza della formazione degli operatori all’uso di tecniche ed ausili innovativi come quelli sperimentati da Aphi, per poter riuscire a rispondere ai bisogni assistenziali di un ampio numero di persone, soprattutto in virtù dei crescenti numeri nelle proiezioni demografiche sulla popolazione italiana con patologie dementigine, illustrato da ISTAT nel rapporto del 2012.
L’approccio della terapia occupazionale presentata dal Dr. Lanzoni -una disciplina riconosciuta al livello internazionale e nazionale ma ancora poco applicata in Italia- pone al centro il paziente, mira a rendere le persone capaci di partecipare alle attività della vita quotidiana e considera la motivazione del caregiver un aspetto fondamentale per il successo della terapia. L’innovazione e l’efficacia delle esperienze presentate dalle due diverse associazioni hanno mostrato un’ampia gamma di possibilità per il miglioramento della qualità della vita di pazienti con disabilità fisiche e mentali grazie all’innovazione tecnologica. Tali possibilità potranno rispondere alle sfide poste dai nuovi assetti demografici, solo se diventano accessibili ad un più ampio numero di persone attraverso un trasferimento strutturato delle capacità professionali all’uso di tali tecnologie e tecniche degli operatori del settore socio-sanitario.
La giornata si e conclusa con la presentazione in prima serata, del libro di Fulvio Ervas